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4 marzo 2016

 

Proviamo a chiederci cosa significa questo imponente edificio che domina l’arteria urbana per noi cittadini, noi lavoratori, noi portatori di cultura.

Il risveglio dei Molini Lo Presti

Buca lo schermo Stefano Cuciti, il mugnaio, che negli ultimi trent’anni anni ha sovrinteso i lavori dell’industria molitoria tra le più grandi e potenti della Sicilia come un direttore d’orchestra, con competenza e passione.

Ieri sera a Cantieri Zeta si è tenuto l’incontro intermedio previsto nell’ambito di MILL_Milazzo call artists, il concorso di arte visiva lanciato da Arte e a Capo con l’intento di riportare in vita la memoria dei Molini Lo Presti di Milazzo. Sono intervenuti tra gli altri due figure storicamente significative, Cristoforo Tramontana, presidente di Mi.Lav., cooperativa degli impiegati che cercò di rilevare l’attività dopo la loro chiusura, e Stefano Cuciti. Sono stati loro a raccontarci che i Molini non riuscivano a soddisfare le richieste del mercato di riferimento pur lavorando 5000 quintali di grano al giorno e, nel loro periodo d’oro, hanno dato lavoro a circa 80 persone a cui bisogna aggiungere l’indotto (porto e trasporti).

“Sentivamo che i mulini in qualche modo ci appartenevano, - afferma Tramontana -  ne gestivamo il processo produttivo in tutte le sue fasi, e quando dopo 23 mesi senza retribuzione ci hanno licenziato abbiamo provato un senso di liberazione. Solo allora potevamo prendere l’iniziativa, così è nata l’idea da parte dei 37 impiegati di fondare una cooperativa che continuasse la produzione”.

Sono questi i Molini che crediamo che i cittadini debbano ricordare, un motore per all’economia e un frammento d’identità che Milazzo rischia di perdere per sempre il prossimo 2 maggio quando verranno rimessi all’asta.

Una tematica rovente che in questi anni sta attraversando il nostro Paese, quella degli edifici storici che rimangono quindi dimessi e di conseguenza dimenticati, anche a causa della mancanza di fondi sia pubblici che privati capaci di mantenere in vita.

Preziosissima a questo proposito l’esperienza di Pensando Meridiano, associazione nata da un gruppo di studenti della facoltà di Architettura Mediterranea come laboratorio di progetti ad alto tasso di innovatività e coesione sociale, volto alla disseminazione aperta e partecipata delle idee nei luoghi e con le comunità. Antonio Laganà conclude, quindi, l’incontro raccontando come con il progetto di rigenerazione urbana “ReAction City”, lanciato nel 2014 a Reggio da Pensando Meridiano, si è riusciti a far riviere piazze, borghi, edifici della città attraverso le arti performative, l’informazione, lo stimolo alla progettazione.

Per la prima volta proviamo a chiederci cosa significa questo imponente edificio che domina l’arteria urbana per noi cittadini, noi lavoratori, noi portatori di cultura e con questo concorso chiediamo agli artisti, in quanto detentori di un linguaggio immediato ed emozionale, di contribuire a ristabilire un legame tra la città e i Molini.

Il bando scade il 19 marzo prossimo, tutti i dettagli sul sito di Arte E a Capo.

 

Milazzo, 4 marzo 2016

 

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