Lo scarabeo dà la caccia all'aquila
La Favola di Esopo, indagata da Erasmo da Rotterdam, è attualizzata dal regista e autore Francesco Vadalà che ne fa una favola contro ogni guerra.
La disputa tra scarabeo e aquila è emblema della forza e della fragilità degli uomini, subordinate alle leggi di Natura.
Gli animali, mossi da istinti “naturali”, cedono agli umani sentimenti che caratterizzano tutti noi: l'amore, l'odio, la vendetta il rispetto dell'ospite, l'amicizia, e ci mostrano uno scorcio di mondo possibile dove ogni essere vivente tenta di rallentare o capovolgere il naturale compiersi del ciclo della vita.
STORIA
Tra le specie animali cui l’aquila non avrebbe mostrato mai attenzione né interesse vi è lo scarabeo: essere putrido e dimesso, rassegnato alla fatica.
Un’aquila bramava una lepre, la quale implorò protezione ad uno scarabeo stercorario, l’unico essere che si trovava accanto. Questo si impietosì offrendole nascondiglio e, quando vide avvicinarsi l’aquila, la pregò di non portargli via la sua protetta. Ma quella, piena di disprezzo per l’insetto, divorò la lepre davanti ai suoi occhi. Da quel momento lo scarabeo, umiliato nel suo generoso intento, perseguitò l’aquila, offendendo a morte i suoi piccoli, lì dove neanche la dea Ate poté proteggerla. Ogni essere, seppur minuto e inetto, può architettare la propria rivalsa, noncurante delle darwiniane leggi di natura.
TEMA
La favola di Esopo Lo scarabeo e l’aquila è un ode contro ogni guerra. Il testo teatrale, composto in endecasillabi dall'autore, prende spunto dalla trama di Erasmo e si arricchisce di citazioni filosofiche, riflessioni storiche, sociali e note antropologiche di natura universale che lasciano allo spettatore il compito di dare una risposta ad interrogativi perennemente dibattuti dal consesso umano. La Guerra tende l’agguato lì dove giace un’arma.
Arte E a Capo ha voluto fortemente mettere in scena questo lavoro del maestro Vadalà e lo ha inteso come inno al cambiamento e alla sovversione dei ruoli tradotto in impegno verso un nuovo e differente ordine delle cose. I ruoli raffigurati da aquila e scarabeo si invertono durante la rappresentazione e lasciano aperte ogni possibilità per l'esito della narrazione: Potente-Debole sono facce di una medaglia che oscilla e intanto si attorciglia su se stessa facendoci perdere l'orientamento. Da che parte siamo o vorremmo essere?
PROGETTO
Lo scontro tra l’aquila e lo scarabeo si svolge tra il nido e la tana, lungo una scenografia che raggiunge i due metri di altezza e su cui gli attori si sono strenuamente allenati. Il pendio, ora podio ora trappola, accompagna lo spettatore fino all’atto conclusivo, ed estremo. Su di esso i movimenti corporei, definiti, esatti e armoniosi, sono caparbiamente concepiti e curati dal regista, per caratterizzare i personaggi con grande accuratezza.
Seminario di arte scenica
Durante le prove aperte, che si sono tenute dal 19 al 27 maggio, si sono svolti degli incontri multidisciplinari di arte scenica pensati per attori, registi, operatori teatrali e amatori.
Il “seminario” che abbiamo proposto è stato pensato come un vero e proprio"vivaio", quale momento di ipotesi progettuale, di lavoro, dove chi condivide l’amore e l’interesse per il Teatro può incontrarsi, conoscersi, mettere a confronto esperienze e necessità artistiche, e crescere.
Al seminario hanno preso parte anche alcuni studenti dell'Istituto Tecnico E. Majorana di Milazzo, coinvolti nella progettazione e realizzazione delle scenografie della rappresentazione teatrale. Questo rappresenta per noi un gruppo pilota con il quale iniziare a “seminare” attitudini e competenze afferenti alla produzione teatrale e di eventi.
CON
Giada Vadalà - Aquila
Gianni di Giacomo - Narratore
Elena Grasso - Scarabeo
Paola Gemelli - Lepre
COLLABORAZIONI
Assistente alla regia: Amani Abdel Hadi
Direzione di palcoscenico: Paola Gemelli
Consulenza musicale: Livia Pareto
Costumi, trucco, oggetti di scena, grafica e comunicazione : Arte E a Capo
In scena: 29 e 30 maggio 2015 Teatro Trifiletti di Milazzo
APPROFONDIMENTI
La regia è di Francesco R. Vadalà, psicologo, regista, drammaturgo. Si è dedicato agli studi della commedia dell’arte, della messinscena della tragedia greca e della drammaturgia pirandelliana. “Lo scarabeo dà la caccia all’aquila” è la seconda collaborazione di Arte e a Capo con Francesco R. Vadalà, già direttore dell’Auditorium di Pace del Mela, dopo Schiave, la prima tragedia classica andata in scena al Castello di Milazzo nel 2013. Nel 2012 ha diretto, con grande successo, il primo seminario di Commedia dell’Arte che si è tenuto al Castello.
Schiave
La cooperativa Arte E a Capo ha proposto, all’interno del Castello di Milazzo, la Tragedia “Schiave”, di Francesco R. Vadalà - tratto dalle opere ”Le Troiane” ed “Ecuba” di Euripide -, per la direzione artistica di Tindaro Italiano. L'intento è stato quello di diffondere la conoscenza del dramma antico, valorizzare il territorio e offrire una genere teatrale a cui non si era ancora approdati. L'11, l'16 e il 17 agosto 2013 nella Piazza delle Armi, nel Mastio, Schiave ha registrato il tutto esaurito grazie anche all'apporto di talenti locali che hanno dato lustro alla rappresentazione come Cetti Mazzeo nei panni di Ecuba, Loredana Bruno come Andromaca, Gianni di Giacomo come Menelao, Giada Vadalà nella parte di Cassandra.
STORIA
Schiave narra un grande avvenimento cantato dall’epos: la guerra di Troia, rappresentandone il momento estremo della tragedia, quando la città venne invasa e distrutta e, periti tutti gli uomini, le donne dei vinti aspettarono il loro destino; il coro delle troiane si domanda angosciato quale sarà la sua sorte. Lo spettacolo è portatore di un messaggio attualissimo di pace e fratellanza che trae la sua forza da una storia antica, raccontata in modo semplice ed efficace attraverso il dramma.
PROGETTO
La rappresentazione è realizzata da un gruppo di attori professionisti e da uno di coreute che selezionato tra donne non legate esclusivamente al mondo del teatro preparate mediante un workshop. L’intento è di far emergere le competenze locali; nella stessa ottica sono state scelte le figure tecniche che coadiuveranno la regia e saranno aperte al pubblico le prove di scena. Nella stessa ottica le prove di scena che si sono protratte per oltre un mese sono rimaste aperte a tutti: ogni giorno al Castello, fino a tarda sera, i visitatori hanno potuto assistere liberamente alle prove.
LOCATION
La scelta della location dello spettacolo è la Cittadella fortificata di Milazzo: un complesso monumentale con 7 ettari di superficie dal 2012 per lo più “autogestito” da tutti quei cittadini che prestano la propria opera volontaria, sia a sostegno della gestione che nella elaborazione l’offerta turistica. Il Bene storico ricco di arte e poesia, restituito alla collettività dopo gli importanti restauri avvenuti negli ultimi anni, risulta il luogo naturale in cui far emergere e rilanciare i talenti e le competenze presenti sul territorio.
COLLABORAZIONI
Assistente alla regia: Mariadele Martinez
Direzione di palcoscenico: Salvatore Barresi
Consulenza coreografica: Giada Vadalà
Maestra di canto: Francesca Maimone
Percussionista: Salvatore Sindoni
Costumi, trucco, oggetti di scena, grafica e comunicazione : Arte E a Capo
In scena: 10, 11 e 17 agosto 2013, Castello di Milazzo
APPROFONDIMENTI
La regia è di Francesco R. Vadalà, psicologo, regista, drammaturgo. Si è dedicato agli studi della commedia dell’arte, della messinscena della tragedia greca e della drammaturgia pirandelliana. Lo scorso anno ha diretto, con grande successo, il primo seminario di Commedia dell’Arte che si è tenuto al Castello.
La direzione artistica è di Tindaro Italiano, responsabile dell’allestimento scenico, che vanta una trentennale esperienza nel settore e attualmente ricopre l’incarico di esperto per la programmazione e valorizzazione del Teatro Trifiletti di Milazzo.
Grazie per il tanto discreto, silenzioso, lavoro, quanto competente, serio, costruttivo, produttivo: il gruppo si paga, ma ripaga, eccome ripaga! E Voi questo lo avete dimostrato e insegnato, con umiltà, con un discreto agire umano, ormai divenuto, nel quotidiano, pura rarità. E’ vero, sarà vero, come ho sentito dire: il fascino del Castello è magico, ma quel Castello, senza di Voi sarebbe vuoto, duro e immobile come le sue pietre; Voi avete materializzato, miracolo! quel bergsoniano elan vital che spiega e giustifica, persino, il suo stesso modo di essere e questo lo avevo capito già lo scorso anno, anche se con il volto coperto da una “garzata” maschera buffa.
Ho dato tutto quello che avevo con l’anima e quel poco che potevo con il corpo “trasportato” ogni giorno lassù, da un instancabile Tindaro che ha perfezionato in me l’idea che, ancora, da persona stanca, imbiancata, posso credere in nuove forme di genuina amicizia.
E’ stato realizzato un honesto teatro che non vedevo da almeno un quarto di secolo, credetemi, e per questa mancanza di honestà , spesso, mi sono tenuto e mi tengo tutt’ora lontano, presa com’è questa meravigliosa forma d’arte dai tentacoli del danaro, della politica, dell’arrivismo, della velleità che si maschera di ambizione.
Francesco Vadalà
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Il Sogno shakespeariano
Il sogno shakesperiano rappresenta un breve viaggio che raccoglie piccole particelle da un sublime mosaico. Qui Otello, Amleto, Re Lear, Macbeth, Romeo e Giulietta non sono personaggi ma stereotipi di virtù e vizi umani esasperati e logoranti. Il Caronte di questo itinerario è, secondo la regista Patrizia di Bella, il Sogno, una percezione sfuggente e intima che avvicina la letteratura all'Uomo e viceversa.
I personaggi, infiniti e finiti, nelle proprie miserevoli menzogne o nelle avventure, sono archetipi che non appartengono al Demiurgo Shakespeare, ma alla consapevolezza di chi ascolta, figlio per un attimo di un processo di osmosi tra il sogno e l’oblio, tra la quotidianità di oggi e di ieri, mentre i sentimenti vibrano all’unisono.
PROGETTO
La messa in scena nasce da un laboratorio teatrale condotto dalla regista dove prima si forma e si sperimenta l’uomo e la sua verità, poi la sua capacità di comunicar-si.
Una ricerca intellettiva e psicofisica volta al ri-conoscimento di tratti distintivi dell'Uomo, quali l'amore, la gelosia, la vendetta, e alla loro espressione teatrale più pura. “Gli attori non interpretano, non sono falsi, - afferma la regista - ma esprimono dal loro vissuto vicende, parole, sentimenti shakeasperiani. Vestiti con una base neutra sono sempre in scena nel Grande Meccanismo, scandendo le storie attraverso il Tempo che è Sogno”.
Il teatro è uno spazio di incontri dove si ricerca il tempo delle relazioni; incontri tra più persone determinano collegamenti tra più storie, ponendo così le basi per la costruzione del " teatro dell'invisibile ". Ognuno di noi ha in sé un piccolo " TEATRO DELL' INVISIBILE" fatto di pensieri, desideri, sogni, paure, maschere, emozioni, corpi travestiti, persone e personaggi. Le tecniche servono a fare emergere tutto ciò.
Il sogno shakespeariano è un dispositivo di indagine sulle forme del racconto teatrale: questa sperimentazione è una divertente ed educativa rivisitazione dei versi più noti dell'autore, in italiano e inglese.
IDEAZIONE
Tutto nasce da un'idea di Stefano Impallomeni. Poeta e studioso appassionato di William Shakespeare. E' stato Direttore di crociera, si è sempre dedicato alla poesia e al teatro.
E’ un percorso attraverso alcune commedie o tragedie di Shakespeare unito da un’entità che è il Tempo. Un sogno che diventa realtà nel suo divenire.
I brani scelti da Stefano Impallomeni sono tratti dalle autorevoli traduzioni di Mario Praz.
ATTORI
Salvatore Sacco, Arianna Rizzo, Stefano Impallomeni, Elena Grasso, Antonio Coppolino, Emanuela Ravidà, Tindara Maimone e Rosy Calderone.
COLLABORAZIONI
Consulenza musicale: Luigi Cordova
Luci e scene: Tindaro Italiano
Fonica: Giorgio Italiano
Costumi, oggetti di scena, grafica e comunicazione : Arte E a Capo
In scena: 15 maggio 2014, Teatro Trifiletti (Milazzo)
APPROFONDIMENTI
La regia è di Patrizia Di Bella, esperta in pluralità di linguaggi attraverso le Arti orientali ed occidentali, insegnante Yoga e Maestro Reiki e formatore attraverso percorsi artistici, ludico creativi, e psicomotori. Si è dedicata agli studi della commedia dell’arte, della messinscena attraverso l’espressione corporea e il mimo, e del Teatro come strumento di crescita e non solamente come prodotto finito a destinazione consumistica. Numerosi i corsi e gli stages su espressione corporea, sonora, verbale e ricerca del personaggio tenuti dal 1980 ad oggi, soprattutto nella provincia di Messina.
DURATA DELLO SPETTACOLO
75 minuti, senza pausa
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